4 gennaio 2016

il digiuno secondo polly. e la lentezza.

Polly è una come tante, e come tanti di noi ha le sue tematiche con il cibo.
Magari non sono poi così eclatanti ma ad esempio c'ha sta cosa coi carboidrati (che abbia a che fare col “TemaMadre”?) dai quali, dopo la nascita del suo ultimo figlio, a periodi, proprio non riesce a staccarsi.
(ah, non serve sviluppare un'ossessione per un cibo per rientrare nel club, anche un organismo che non assorbe i nutrienti è un chiaro indice che qualcosa va sistemato nel contesto dell'alimentazione.)
Ma torniamo a lei: è una che al digiuno ci pensa da quand'è ragazzina (l'ha visto fare molte volte dai genitori che il venerdì si privavano del cibo per motivi prettamente religiosi) e che ha sempre sentito che le avrebbe giovato molto ma, di fatto, non è mai riuscita a digiunare manco du ore.
Poi succede qualcosa che, in modo del tutto naturale e istintivo la fa svegliare un bel mattino dicendo:
“sai che c'è Polly? Ho due giorni liberi, nessun appuntamento di lavoro, nessun impegno. Oggi digiuno."
E la sua giornata passa, tra acqua e riposo, se così si può chiamare, con un figlio relativamente piccolo che richiede comunque molte attenzioni, uno adolescente da scarrozzare e una pelosa che per quanto moooolto indipendente dev'essere accompagnata nei suoi numerosi processi fisiologici.
E arriva sera. E arriva il mattino del giorno successivo.
Si sente particolarmente disidrata e pensa che è tutto molto immediato. Che il corpo risponde velocemente. Che probabilmente gli effetti della sua condotta troppo sapida sui fornelli si sta facendo sentire e che la fase detox è già iniziata. "Anni fa mi ero documentata per bene ma, si lo ammetto, non c'è stata alcuna preparazione ora, è stato tutto … impulsivo."
E la tizia in questione è abituata a seguire i suoi impulsi quando le vengono dalla pancia, soprattutto se arrivano con estrema naturalezza.
"Ogni mattina mi alzavo, pensavo che avrei valutato la giornata e … tutto sommato stavo bene, avevo voglia di continuare, ma si dai, anche oggi. E lì ho toppato: dopo soli due giorni di “riposo” la mia vita è ricominciata a pieno ritmo: figli lavoro casa figli lavoro casa.
(nota importante: nessun detergente durante il digiuno, nemmeno il dentifricio, solo acqua e spazzolino … )
E quando mi sono fermata ero letteralmente stremata. Ma era trascorsa così già una settimana. Ho provato a recuperare per un'intera giornata. Ma niente da fare, al mattino ero troppo stanca e … si, dovevo lavorare. Per cui, sebbene ne avessi avuto ancora bisogno e non sentissi ancora per niente lo stimolo della fame, ho deciso di ricominciare ad alimentarmi.”
Ma la parte della storia di Polly che vorrei raccontare non riguarda il dettaglio di questi otto giorni di digiuno a sola acqua ma di ciò che ha provato:
“ ... lentezza. L'estrema lentezza in cui ti muovi, vivi, pensi, senti, percepisci. Quando cammini senti ogni tuo singolo passo, il piede nella scarpa che appoggia più o meno pesantemente sull'asfalto; quando tocchi un oggetto, lo senti totalmente nelle tue mani, e ne percepisci il materiale, la temperatura; mentre ti lavi senti l'acqua, goccia dopo goccia; mentre bevi puoi ascoltare come tutto sembra rinascere dentro di te. Insomma, Salvatore Brizzi nel suo libro Risveglio ci insegna degli esercizi di presenza ma mai come in queste giornate sono riuscita ad essere tanto presente con me stessa e in me stessa. A vivere in questo famoso e tanto agognato qui ed ora. Per non parlare dell'aspetto emotivo: non avendo energia da investire altrove, le mie reazioni erano più pacate, non vivevo in un turbinio di emozioni come spesso mi accade, il tono della voce più basso, molto più riflessiva, e in ascolto, specie coi figli (ma se doveste incontrare l'adolescente sappiate che lui smentirà con vigore. Credo mi troverebbe nevrotica pure in coma farmacologico).
E forse proprio per tutto questo molto più ricettiva, aperta alle emozioni altrui, come se capissi gli altri in modo automatico. Mi ritrovavo spesso ad osservare, persone, situazioni in maniera empatica. Come se entrassi in contatto con la loro parte autentica.
Mi spiace aver capito tardi che il digiuno non è solamente la messa a riposo del proprio corpo: la rigenerazione delle cellule e la detossinazione.
(lasciandomi andare ai rimpianti: Chissà quante altre splendide esperienze avrei fatto se fossi stata più consapevole e rispettosa, se mi fossi lasciata andare completamente e mi fossi fermata davvero.)
C'è molto, molto altro. Un ritrovarsi con se stessi. Una conoscenza diversa, più approfondita. Un vero e proprio viaggio.
E che, come diceva Gandhi, anche gli sciocchi sanno digiunare ma che solo i saggi sanno ricominciare a mangiare correttamente dopo un digiuno. L'appetito ritorna velocemente e specialmente nei primi giorni, questa fame deve essere ben gestita per non pregiudicare tutto il lavoro svolto.”

E infine, che "il Digiuno non è la cura, ma uno strumento: solo quando le cause vengono eliminate e/o bloccate, il corpo, DA SOLO, può iniziare a guarire. Rimuovere le cause NON significa guarire, significa rendere possibile che i processi ristoratori, rigeneratori, perfezionino il loro operato.
Questo operato si chiama AUTOGUARIGIONE". Marcello Pamio

lettura consigliata
Il Digiuno per la Propria Salute


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