29 settembre 2013

Consumo critico, una rivoluzione silenziosa


Non riesco mai a scrivere un post e pubblicarlo quando il tema è ancora "caldo" ... infatti, arrivo solo oggi a scrivere della Barilla e

non perché abbia fornito l'ennesimo motivo per essere boicottata, ma a seguito di tante discussioni fatte e lette i giorni scorsi proprio su quest'azione. 

Boicottare un’impresa significa additarla alla vergogna pubblica, isolarla e sabotarla finché non cambia atteggiamento. Come consumatori responsabili dobbiamo fare di tutto per prevenire i comportamenti negativi delle imprese. Per le imprese essere contestate è uno shock. Sono talmente abituate a manovrare i consumatori come burattini
da rimanere sbigottiti di fronte agli atteggiamenti di indipendenza. Dunque il boicottaggio ha il fine di portare le aziende sotto accusa all'adozione concreta di comportamenti etici e corretti, non ha lo scopo di far chiuder la baracca lasciando i lavoratori per la strada.
È un’arma potente, la più potente che abbiamo noi consumatori. E le aziende ne hanno timore, anche perché basta l’adesione di una piccola percentuale di fruitori per infliggere gravi perdite alle imprese. La sensibilità delle aziende è molto elevata e un calo delle vendite anche solo del 2.5% è sufficiente per indurle a rivedere le loro posizioni.



Tutte le aziende appena diventano grasse e grosse
(grazie alla tua spesa suggerita dalla pubblicità che guardi)
prima o poi fanno affari investendo in guerre
e così abbiamo sempre guerre contro le quali
tu credi di pensare di essere contro,
mangiando a casa due
spaghi Barilla con il sugo Barillla
mentre guardi sul Tg l'enneseimo
conflitto che gli USA, in nome della pace, scatenano.
Poi la sera esci con gli amici al McDonald's,
ti fai una mega CocaCola
e sei fra i primi a incolpare su fb la massoneria, le banche,
le multinazionali, le tre gemelle che tu stesso alimenti
con il tuo stile di vita e i tuoi acquisti inconsapevoli.
Andrea Vitali

Dove e come nasce. Storia del boicottaggio

Esempi di boicottaggio:

L’importanza del consumo critico
È fondamentale capire che le aziende si comportano male perché sanno di avere a che fare con dei consumatori egoisti, stolidi e incuranti, che non si pongono nessuna domanda prima di fare i loro acquisti. Al contrario, se sapessero di avere a che fare con dei consumatori che prima di comprare pretendessero di conoscere in quali condizioni sociali e ambientali sono stati ottenuti i prodotti e fossero disposti ad acquistarli solo se rispondono a certi requisiti di correttezza –e qualità- queste aziende starebbero molto più attente al loro comportamento.


Col prodotto in mano e attenta lettura dell'etichetta,
ecco le domande che dovremmo porci:
la tecnologia impiegata è ad alto o basso consumo energetico?
Quanti ne produrrà durante il suo utilizzo e il suo smaltimento?
In quali condizioni di lavoro sono stati ottenuti?
Che prezzo è stato pagato ai piccoli contadini?
I guadagni che producono hanno spinto i latifondisti ad appropriarsi di nuove terre lasciando i contadini sul lastrico?
Per non parlare poi di tutto ciò che, anziché Nutrirci,
ci impoverisce nel corpo e nello spirito:
(La mia libertà si misura nel tempo di cui posso godere
veramente e non del superfluo di cui mi attornio)
e ancora
Questo cibo è salutare? E' vivo, mi Nutre?


Abbiamo delle responsabilità che ci piaccia o meno
verso noi stessi
verso gli ecosistemi
verso le comunità nazionali e verso quelle locali
verso le popolazioni indigene
verso i dipendenti come lavoratori
verso le donne
verso i minori
verso le minoranze sociali e i disabili
verso i forzati al lavoro


QUINDI
ogni volta che andiamo a fare la spesa dobbiamo ricordarci che attraverso questo gesto semplice ed apparentemente banale che è il consumo, rischiamo di renderci complici dei peggiori misfatti 


non solo per lo sfruttamento e il danno ambientale che può essere racchiuso nel prodotto che compriamo, ma anche perché diamo denaro e consenso che possono essere responsabili di tanti altri abusi umani e sociali.

Facciamo la spesa scegliendo i prodotti in base alla qualità, al prezzo ma anche in base alla loro storia e alle scelte effettuate dalle imprese produttrici.
Qui si -e non coi bambini- premi e punizioni sono assolutamente i benvenuti: premiamo le brave aziende e puniamo le cattive acquistando o meno i loro prodotti.

tratto da Manuale per un consumo responsabile.
Dal boicottaggio al commercio equo e solidale

7 commenti:

  1. Questo post è a dir poco necessario.Sono una sostenitrice di questa rivoluzione silenziosa e pacifica,è vero che abbiamo un enorme potere tra le mani e dovremmo usarlo tutti.

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    1. ti confido che in me c'è una rivoluzionaria passiva ma anche una moooolto attiva che devo tenere a bada ... xè questa a volte sguainerebbe una spada!!!

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  2. Confesso che alle volte me ne dimentico quando peresempio compro il Nesquik a mia figlia... In genere però sto molto attenta a queste cosee cerco di boicottare quelle aziende non propriamente virtuose.
    Quando faccio la spesa grossa acquisto i prodotti Coop che mi risulta essere abbastanza buoni da tutti i punti di vista, ma in genere prendo bio o dai piccoli produttori se non dall'equo e solidale.
    E' una rivoluzione silenziosa che in passato ha dato ottimi frutti.
    Un abbraccio
    Francesca

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    1. anch io bio e coop Francesca anche se purtroppo alcune loro scelte non sempre sono così in linea con ciò che professano. ma insomma, anch io ci provo ad essere coerente, ci provo ad essere etica e giusta, a volte anche con i miei limiti ... ma li accetto anche perchè ho visto che con gli anni si migliorano sempre più.

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  3. Bellissimo articolo!!!! concorco su tutta la linea, sono anni che combatto contro certe aziende.... inoltre i loro prodotti non sono niente di speciale!!! anzi....

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    1. ma infatti Felicia, quando ti abitui a certi sapori riconosci subito quelli artificiosi.
      grazie per l apprezzamento, mi mandi su l autostima ;-)
      ah, il tuo concorCO mi è piaciuto assai!!! :-D

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