... ma è necessariamente anche un’esperienza spirituale che fa
crescere la nostra anima.
La Natura ha fatto si che il travaglio imponga piena
attenzione.
L’epidurale toglie il Potere alla Nascita.
Questo modo di “soffrire” il
parto è il prodotto di una certa cultura e di un certo approccio all’assistenza
in travaglio di parto.
Quando
si consente alla natura di esprimersi secondo il suo programma innato, l
dolore rientra in un quadro che è gestibile dalla donna.
Ma questo la maggioranza
delle donne non lo sa.
Ogni donna che partorisce affrontando le sue paure,
attraversando con il respiro le sensazione intense del parto, potenziandosi con
il suo stesso coraggio, rafforza l’intera comunità.
Si unisce a tute quelle
eroine che danno forza alla collettività per fondare il villaggio, il
vicinato, la società, l’umanità.
Quando
i bambini sono accuditi nella loro crescita da donne coraggiose, imparano il
coraggio.
Attraversando la soglia della vita, che è anche quella
della morte, emergendo come Dee dei nostri giorni.
Nascita e Morte sono due facce della stessa medaglia. Entrambi
sono riti di passaggio influenzati dalla cultura e dai suoi riti (l’uso dei
riti invita a riscoprire il ruolo energetico degli elementi: TERRA, ACQUA,
FUOCO e ARIA).
Questa prospettiva mitica permette di trascendere se stesse e di
godere del parto come esperienza spirituale.
È importante dare la possibilità di nominare alcune
delle paure delle donne in attesa, affinché venga accettato e conquistato il
lato oscuro della Nascita.
Se avete capito cos'è lasciarsi andare, l'abbandono,
se tutto nel vostro corpo è aperto, libero, disteso e,
particolarmente, la bocca, la gola, le mani, gli occhi,
allora non dovete fare proprio niente.
Se non lasciare fare,
lasciare nascere il bambino.
Basta non fare opposizione, non spaventarsi,
nè irritarsi della forza, della frenesia che il bambino mette a voler nascere.
Infine, supremo sacrificio, abnegazione totale,
bisogna dirgli dentro di sè
si, lasciami.
La vita, la tua vita è là, davanti a te.
Prendila.
Frederick Leboyer
Custodi della Nascita di Robin Lim
Il titolo mi ha ricordato la mia seconda gravidanza. Dal quarto mese all'ottavo sono andata a stare in una baita di montagna con mio marito e Marta. Si stava da Dio, respiravo aria buona, facevo passeggiate nei boschi, mi sentivo un elfo dei boschi, ero incinta e stavo bene. Finito il periodo di lavoro stagionale in Alto Adige, torniamo in città e vado dal mio ginecologo (lui mi aveva detto di non preoccuparmi, che se tutto andava bene non dovevo fare niente ecc... ecc...) Lui purtroppo era ancora in vacanza e sono stata visitata da un altro medico. Quando ha saputo che per cinque mesi non avevo fatto analisi del sangue, non avevo fatto visite di nessun genere e non avevo monitorato la gravidanza mi ha aggredita verbalmente dicendomi che ero una madre indegna, che se il bambino avesse dovuto avere problemi sarebbe stato solo colpa mia, che ero un'incoscente ecc... ecc... Sono uscita dal suo studio in lacrime. La gravidanza non è una malattia, è uno stato perfettamente naturale e se uno sta bene non c'è motivo di andare ogni settimana dal medico a farsi controllare... Quando poi il mio saggio ginecologo è tornato dalle ferie mi ha rassicurata e abbiamo riso di come oggi la gravidanza viene trattata: come una malattia da curare!!!!
RispondiEliminaTi abbraccio
Francesca
Com'è vero! Bisogna ricordare a noi stesse chi siamo, spogliarci di queste abitudini che la società ci ha insegnato e riascoltare il suono profondo che viene dal nostro ventre
RispondiEliminaciao sandra e benvenuta!
Elimina"il suono profondo che viene dal nostro ventre". Mi piace. grazie!