6 febbraio 2012

Avvolgerlo nelle fasce


Anche “Il portare i bambini” è una stroria vecchia quanto l’ uomo.
Ancora oggi tradizionalmente, due terzi dell'umanita', porta e trasporta i propri bambini in groppa, sulle spalle, sul fianco e sulla schiena, utilizzando supporti e materiali di qualsiasi tipo.
In occidente, con la venuta dell' industrializzazione, questa pratica è stata rimpiazzata dall' uso di carrozzine e passeggini sempre più innovativi, a cui, pure a loro, viene "affidato" il compito di togliere eventuali vizi al bambino.



Quello stesso bambino che, in effetti, ci stranisce, possa desiderare un continuo contatto con la sua mamma, un contatto che in realtà è per lui un bisogno, tanto quanto lo sono respirare e mangiare e per questo non andrebbe ignorato.

Tutto intorno a noi, con questa cultura del distacco, invece si adopera affinché a questo bimbo possano essere tolti questi famosi "vizi":
  • Il vizio di stare spesso in braccio
(qui, tra le braccia della sua mamma, ritroverebbe quelle sensazioni che ha vissuto e alle quali si è abituato per ben 9 mesi, come quel particolare odore, quella voce, quel rumore dato dal battito del cuore e quel calore che tanto infondeva sicurezza.
  • Il vizio di voler mangiare ogni qual volta sente lo stimolo della fame e non quando viene deciso da altri.
  • Il vizio di non voler dormire tutto solo quando, sempre per i soliti 9 mesi, ha vissuto in simbiosi con la sua mamma.
  • Il vizio di piangere anche se è pulito, ha già mangiato e ha fatto il ruttino.
Non consideriamo neppure l' ipotesi che senta la necessità di esprimere un disagio, o un qualsiasi sentimento, un' emozione o chissà che altro, dato che è questo l' unico modo che conosce per comunicare con noi.         


    Portare il neonato nella fascia lo rassicura,  
    gli permette, quando è sveglio, di muoversi liberamente,
    di interagire con il mondo circostante, rendendolo pronto, al momento giusto, ad esplorarlo senza timore perché gli è familiare. 
     
    La mamma che porta il “suo” piccolo vive gradualmente il distacco,
    è più libera di muoversi, di lavorare sia in casa sia fuori, di concedersi il lusso di andare ovunque, che ci sia il sole, il vento, la pioggia o la neve (anzi con la neve è anche più bello).

    Il papà che porta il “suo” piccolo può instaurare quel contatto e quel legame solitamente riservato allea mamma, soprattutto nei primi mesi,
     e godere appieno delle sensazioni e delle opportunità che questo comporta.

     
    Questa vignetta è l' emblema di come io e Felipe abbiamo vissuto la fascia.
    E Teja (la mia pelosa) ringrazia.
                                             
    PORTARE I BIMBI NELLA FASCIA
    è raccomandato anche dalla Leache League International
    e
    dall’Associazione Italiana Massaggio Infantile


     

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