Anche “Il portare i bambini” è una stroria vecchia quanto l’ uomo.
Ancora oggi tradizionalmente, due terzi dell'umanita', porta e trasporta i propri bambini in groppa, sulle spalle, sul fianco e sulla schiena, utilizzando supporti e materiali di qualsiasi tipo.
Quello stesso bambino che, in effetti, ci stranisce, possa desiderare un continuo contatto con la sua mamma, un contatto che in realtà è per lui un bisogno, tanto quanto lo sono respirare e mangiare e per questo non andrebbe ignorato.
Tutto intorno a noi, con questa cultura del distacco, invece si adopera affinché a questo bimbo possano essere tolti questi famosi "vizi":
- Il vizio di stare spesso in braccio
- Il vizio di voler mangiare ogni qual volta sente lo stimolo della fame e non quando viene deciso da altri.
- Il vizio di non voler dormire tutto solo quando, sempre per i soliti 9 mesi, ha vissuto in simbiosi con la sua mamma.
- Il vizio di piangere anche se è pulito, ha già mangiato e ha fatto il ruttino.
Portare il neonato nella fascia lo rassicura,
gli permette, quando è sveglio, di muoversi liberamente,
di interagire con il mondo circostante, rendendolo pronto, al momento giusto, ad esplorarlo senza timore perché gli è familiare.
La mamma che porta il “suo” piccolo vive gradualmente il distacco,
è più libera di muoversi, di lavorare sia in casa sia fuori, di concedersi il lusso di andare ovunque, che ci sia il sole, il vento, la pioggia o la neve (anzi con la neve è anche più bello).
Il papà che porta il “suo” piccolo può instaurare quel contatto e quel legame solitamente riservato allea mamma, soprattutto nei primi mesi,
e godere appieno delle sensazioni e delle opportunità che questo comporta.
e godere appieno delle sensazioni e delle opportunità che questo comporta.
Questa vignetta è l' emblema di come io e Felipe abbiamo vissuto la fascia. E Teja (la mia pelosa) ringrazia. |
PORTARE I BIMBI NELLA FASCIA è raccomandato anche dalla Leache League International e dall’Associazione Italiana Massaggio Infantile |
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